artista mimo di origine russa; spettacolo, fatto di niente, di piccoli e teneri gesti, sospensioni lunghissime, silenzi profondi e cupa solitudine. Come scenografia, cieli blu imbottiti, densi come la neve e trapuntati come pareti di un inquietante isolamento; vuoto e pieno insonorizzato, dove il silenzio si fa ragnatela che imprigiona. Teatro circense, che emanava profonda desolazione, sospesa e alleggerita da un clima di tenerezza che sosteneva una forte impalcatura ironica, la quale riusciva a giustificare e a far accettare la solitudine urlata dai silenzi del clown.
Ho riconosciuto quella buffa solitudine, mi apparteneva, mi sono identificata in quel intimo vuoto insaziabile che si riempie dell'oblio di piccole banalità quotidiane e si consola nell'illusione di piccoli percorsi nuovi, affezioni apparentemente anestetizzanti.
Solitudine, graziosa, della stessa sostanza delle mie rose, cieli stellati imbottiti, costellazioni di spine, rose-materasso, come letti vuoti, corolle che accolgono e abbracciano morbidamente e desolatamente un non-corpo, fioretti alla solitudine, pesanti ostaggi, assenza che si fa corpo e invade lo spazio.
Pittura imbottita, trapuntata, e per la prima volta forse scultura, difficile da collocare, non si fa riconoscere, non so quale posto occupi e si porta certamente in sé il gene scenografico della scatola teatrale, con le sue metafore e l'ambiguità scenica tra la rappresentazione dell'oggetto e la visione bidimensionale di questo.
L'improvvisa esigenza di fisicità è sicuramente legata alla fatica del fare come terapia dell'essere, un abbracciarsi in un lavoro corpo a corpo; la materia è densa e grossa da attraversare da parte a parte con l'ago lunghissimo e la penetrazione è faticosa ed incerta, bisogna ricostruire, ricucendo i due versanti, le due identità: il sopra e il sotto, l'altra faccia del materasso.
Ricucire il passato, che sta alle spalle, con il futuro, disegno antistante, stringendo un sostanziale e concreto presente, corposo e aggettante.
1-Slava Polunin, considerato il più grande clown del mondo, propone uno spettacolo magico, che da più di venti anni appassiona e incanta le platee di tutto il mondo. Un artista polivalente che ha saputo rinnovare l'arte della clownerie, attingendo alla tradizione circense e all'espressione del mimo - da Chaplin a Marcel Marceau - intrecciandola con il rigore e la disciplina del lavoro dell'attore su se stesso di stanislavskiana memoria. www.labiennale.org
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